Entusiasmo: come essere positivi per aumentare il fatturato e l'utile in azienda

Come ritrovare l’entusiasmo con il coaching

Sarà capitato anche a te di fare qualcosa controvoglia per mancanza di entusiasmo.

Oppure situazioni in cui non hai quella spinta e quella motivazione ad agire o a completare un’attività.

L’entusiasmo è una componente essenziale per ottenere risultati, sia nella sfera personale che in quella professionale.

E soprattutto, l’entusiasmo è un fuoco che va alimentato giorno dopo giorno.

Le sfide quotidiane, la routine, e le incertezze possono spegnere questa preziosa fiamma.

Ecco perché il coaching si rivela un alleato straordinario per aiutarti a ritrovare l’entusiasmo perduto e a guidarti verso una vita appagante e ispirata.

Leggendo fino alla fine questo articolo scoprirai cinque preziosi consigli su come riaccendere l’entusiasmo anche nelle situazioni più demotivanti.

Prima però vediamo cosa si intende con la parola entusiasmo.

 

Entusiasmo: etimologia e significato

Entusiasmo è un termine che deriva dalla parola greca “enthousiasmos” che possiamo scomporre così: en (in), theós (Dio) e ousía (essenza).

Letteralmente si potrebbe tradurre con l’espressione “con Dio dentro di sé” oppure con “essere posseduto dall’essenza di un dio”.

Come sottolineato dalla definizione di entusiasmo del dizionario Treccani, “presso i Greci, era la condizione di chi era invaso da una forza o furore divino”.

Nell’uso comune, invece, si fa riferimento a quel “sentimento intenso di gioia, di ammirazione, di desiderio per qualche cosa o per qualcuno, oppure totale dedizione a una causa, a un ideale”.

In sostanza la parola entusiasmo sta ad indicare uno stato d’animo caratterizzato da un’eccitazione profonda, una passione e un fervore per ciò che si sta facendo o per una determinata situazione.

È quel sentimento che ci fa sentire vivi, motivati e pronti ad affrontare le sfide con un sorriso sulle labbra.

Quando siamo entusiasti, siamo più inclini a superare gli ostacoli e ad avvicinarci ai nostri obiettivi con un’energia contagiosa.

Tuttavia, a volte la routine, lo stress o le difficoltà della vita possono farci perdere questo prezioso stato d’animo.

Vediamo quali sono le cause principali della perdita di entusiasmo.

 

Perché perdiamo entusiasmo

Il perdere l’entusiasmo può essere causato da diversi fattori.

Riconoscerli è il primo passo per poter affrontare il problema e ritrovare quella scintilla che ci fa sentire vivi e ispirati.

Ma quali sono questi fattori?

Ecco le cause più comuni della perdita di entusiasmo e che probabilmente hai vissuto anche tu in qualche fase della tua vita.

  • Stanchezza e stress: la vita frenetica di oggi porta a sentirsi esausti e privi di energia. Il continuo susseguirsi di impegni e responsabilità può spegnere la tua passione e rendere tutto un peso.
  • Mancanza di obiettivi chiari: quando non hai una chiara direzione nella vita o nel lavoro, ti senti perso e poco motivato. Senza obiettivi stimolanti, è difficile mantenere l’entusiasmo per ciò che fai.
  • Paura del fallimento: la paura di non farcela o di sbagliare può bloccare la tua voglia di metterti in gioco e di affrontare nuove sfide.
  • Routine noiose: ripetere le stesse azioni ogni giorno senza variazioni può rendere la vita monotona e farti perdere interesse e passione per ciò che fai.
  • Mancanza di ispirazione: quando non sei stimolato da ciò che ti circonda, può essere difficile mantenere alta la motivazione e l’entusiasmo.

Quelli che abbiamo elencato sono i motivi principali per i quali di solito le persone perdono entusiasmo. Ovviamente l’elenco potrebbe essere molto più lungo, ma sta a te identificare ciò che ti porta a perdere entusiasmo ed intervenire modificando il tuo approccio e i tuoi comportamenti.

Vediamo in che modo.

 

5 consigli per ritrovare l’entusiasmo perduto

Dopo aver capito quali sono le possibili cause della perdita di entusiasmo, vediamo qual è l’approccio più efficace per ritrovarlo.

Sostanzialmente devi risalire alle origini, ovvero a capire ciò che ti motiva, ti rende felice, ti dà energia, ti lascia un sorriso sul volto.

Per farlo ecco alcuni consigli che ti saranno molto utili per riaccendere la scintilla dell’entusiasmo, soprattutto con la guida attenta di un coach professionista.

1. Riscopri il tuo “perché”

Per ritrovare l’entusiasmo, è fondamentale riconnetterti con il tuo “perché”.

Chiediti: “Perché ho iniziato questa attività?”, “Qual è il mio scopo nella vita?”.

Definire i tuoi valori e ciò che ti appassiona davvero ti aiuterà a trovare la motivazione intrinseca che ti spinge ad agire con entusiasmo.

Un coach professionista può guidarti attraverso un processo di auto-riflessione e scoperta personale, aiutandoti a individuare i tuoi obiettivi autentici e allineare le tue azioni con il tuo vero scopo.

2. Stabilisci obiettivi stimolanti

Gli obiettivi sono la benzina dell’entusiasmo e la principale spinta ad agire.

Assicurati di fissare traguardi realistici ma stimolanti, sia nella tua vita personale che professionale.

Quando hai una chiara direzione da seguire, sarai spinto a metterti in azione con rinnovata passione ed energia e ad affrontare le sfide che ti si presenteranno.

Un coach può aiutarti a definire gli obiettivi in modo chiaro e specifico e a creare un piano d’azione con passi concreti per realizzarli. Inoltre vedere i progressi verso i tuoi obiettivi ti motiverà e rafforzerà il tuo entusiasmo.

3. Abbraccia il cambiamento

La paura del cambiamento può essere un ostacolo per l’entusiasmo.

Impara ad affrontare il cambiamento come un’opportunità per crescere e imparare qualcosa di nuovo.

Il coaching può aiutarti a sviluppare la tua resilienza e ad affrontare le sfide con un atteggiamento positivo.

Un coach ti sosterrà durante i momenti di transizione e ti aiuterà a vedere il cambiamento come una chance per esplorare nuove possibilità e migliorare te stesso.

4. Rompi la routine

Esci dalla tua zona di comfort e sperimenta cose nuove.

Rompere la routine quotidiana può essere rivitalizzante e far rinascere il tuo entusiasmo.

Prova attività diverse, incontra nuove persone, viaggia o prenditi del tempo per te stesso e per le tue passioni.

Un coach può suggerirti nuove prospettive e opportunità per ampliare i tuoi orizzonti, aiutandoti a scoprire nuovi interessi e attività che possono riaccendere il tuo entusiasmo.

5. Cerca ispirazione

Trova fonti di ispirazione che ti motivano e ti spingono ad agire.

Leggi libri, ascolta podcast, segui persone che ammiri, partecipa a conferenze o corsi di formazione.

L’ispirazione può venire da diverse fonti, e trovare quella giusta per te ti aiuterà a mantenere viva la fiamma dell’entusiasmo.

Un coach può consigliarti risorse stimolanti e connetterti con una rete di persone con cui condividere esperienze ed energie positive (questa ad esempio è la community privata creata dal nostro coach Roberto Castaldo).

 

Ritrovare l’entusiasmo con un percorso di coaching

I cinque consigli appena approfonditi, sono un ottimo punto di partenza per ritrovare l’entusiasmo perduto.

Come anticipato la guida di un coach professionista può essere una scelta fondamentale in questo percorso.

Un coach professionista sarà il tuo alleato nella riscoperta del tuo “perché”, nella definizione di obiettivi stimolanti, nell’abbracciare il cambiamento, nell’esplorare nuove attività e trovare nuove fonti di ispirazione.

Rinnovare il tuo entusiasmo e vivere una vita appagante è possibile con il supporto di un coach dedicato e competente.

Se sei pronto a intraprendere questo viaggio di trasformazione personale, prenota ora una sessione di coaching gratuita con un nostro coach professionista.

Durante questa sessione introduttiva, potrai scoprire non solo come ritrovare il tuo entusiasmo, ma anche come il coaching può aiutarti a sbloccare il tuo pieno potenziale e a raggiungere i tuoi obiettivi.

Non lasciare che la mancanza di entusiasmo limiti il tuo potenziale e i grandi risultati che puoi raggiungere semplicemente investendo su te stesso.

Prenota ora una sessione di coaching gratuita e inizia il tuo viaggio verso una vita più appagante, piena di significato e ricca di entusiasmo.

Obiettivo sbagliato: come individuarlo e come allineare valori e obiettivi

C’è una domanda fondamentale che può salvarti ed evitare di perseguire un obiettivo sbagliato.

“L’obiettivo che mi sono dato è davvero in linea con i miei valori e con il tipo di vita che voglio condurre?”

Non prendere in considerazione una domanda del genere potrebbe farti perdere un sacco di tempo, energia ed anche denaro.

Infatti, quando si ignora questo particolare (che piccolo non è affatto) ci si può ritrovare a lavorare sodo per ottenere un certo risultato, salvo poi rendersi conto che non è ciò che si desiderava.

Può capitare che dopo un paio di settimane, di mesi e, in certi casi, anche di anni, non solo l’obiettivo raggiunto non era importante quanto sembrava all’inizio, ma che in fondo ciò che genera è qualcosa che non si vuole affatto.

Proprio per questo, in questo articolo vedremo un esercizio che ti sarà estremamente utile per settare il tuo obiettivo e la tua motivazione nel modo più efficace.

 

Settaggio dell’obiettivo: motivazioni interne ed esterne

Partiamo con con una domanda: qual è il tuo obiettivo più grande?

Per il bene di questo esercizio pensa a qual è la cosa che faresti se avessi la completa certezza di riuscirci e concentrati anche sul motivo per cui tutto questo per te è importante.

Devi sapere che molto spesso i motivi per cui tante persone si impegnano in un obiettivo sbagliato o che poi risulta non essere valido, è che la motivazione e la spinta che porta all’azione non viene tanto da fattori interiori, quanto dal voler accontentare delle aspettative esterne.

Ti faccio subito alcuni esempi.

Se si scava bene, quando si chiede a queste persone cosa li motiva proprio in quell’obiettivo e non in un altro, le risposte sono più o meno queste:

  • Per avere successo c’è bisogno di più soldi
  • Voglio rendere i miei genitori (o chiunque altro) orgogliosi di me
  • Voglio mostrare alla gente i grandi risultati che ho ottenuto
  • Desidero avere attorno a me persone che mi rispettano (o mi adorano, o mi amano)

In altre parole ciò che le spinge all’azione non ha niente a che fare con la loro natura profonda, quanto con fattori puramente estrinseci.

Quando succede questo è più che normale che l’obiettivo (anche quando viene raggiunto) non avrà il sapore di una vittoria, e lascerà comunque l’amaro in bocca.

Infatti, quando i tuoi obiettivi non sono in linea con i tuoi valori, con tutto ciò che è davvero importante per te, l’obiettivo rischia di non essere raggiunto.

Oppure, se raggiunto, di non produrre il medesimo livello di soddisfazione che produrrebbe se avesse all’origine una motivazione puramente intrinseca.

Uno degli obiettivi più comuni è fare più soldi.

Ma perché le persone vogliono questo?

Qualcuno per viaggiare in giro per il mondo, altri per cambiare automobile ogni sei mesi, altri ancora per cenare nei migliori ristoranti o perché desiderano essere riconosciuti come una persona di successo.

I soldi non sono un fine, ma un mezzo.

Quando usi questo mezzo per ottenere il tipo di esperienze che desideri, allora stai percorrendo la tua vera strada.

Quando, invece, lo stai facendo solo per assecondare un’aspettativa esterna, allora, mi spiace dirtelo, potrai pure essere sulla strada giusta, ma di certo non è la tua vera strada!

 

Come evitare l’obiettivo sbagliato: 2 domande fondamentali da porti

In conclusione torniamo alla domanda iniziale:

“L’obiettivo che mi sono dato è davvero in linea con i miei valori e con il tipo di vita che voglio condurre?”

Per ogni obiettivo della tua vita personale e professionale, poniti questa domanda. Ti accorgerai che alcuni superano brillantemente questo test e altri, invece, no.

A questo punto concentrati solo su quelli che l’hanno superato in modo positivo e rispondi a queste altre due domande:

  1. Sono obiettivi in linea con la tua natura profonda?
  2. Sono tuoi e non derivano dalla volontà di assecondare le aspettative degli altri?

Bene, se in entrambi i casi la risposta è sì, è molto probabile che siano obiettivi perseguibili e che ti condurranno verso la tua vita ideale, ovvero quel tipo di vita che ti piacerebbe fare nella quotidianità.

Se la risposta è no, è molto probabile che sia un obiettivo sbagliato, non adatto a te e che non sia in linea con ciò che davvero vuoi realizzare.

Eseguendo l’intero esercizio e rispondendo alle domande, sono certo che hai trovato nuovi spunti di riflessione e di azione per i tuoi obiettivi.

Se poi vuoi passare al livello successivo, definendo obiettivi concreti e un piano d’azione efficace per realizzarli, richiedi ora una sessione di coaching gratuita.

Un nostro coach ti seguirà in tutto il percorso che ti porterà a realizzare ciò che davvero desideri per la tua vita privata e professionale.

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Autostima: 10 modi per migliorarla con il coaching

Autostima: che cos’è e come migliorarla con il coaching

Quando parliamo di autostima, ci riferiamo al modo in cui ognuno di noi attribuisce un valore a se stesso.

La stragrande maggioranza di persone è completamente incapace di darsi il giusto valore, di concedersi del tempo per coccolarsi, di esprimere con fermezza e decisione le proprie opinioni e di riconoscere i propri talenti. Come se non se lo meritassero, come se dentro di loro ci fosse un giudice severo e sadico che non permette un’autovalutazione positiva.

L’autostima è intimamente legata al rapporto che ognuno di noi ha con questo giudice interiore. Ognuno di noi ha il proprio sabotatore e potremmo considerarlo come l’insieme di tutti quegli aspetti culturali, valoriali, esperienziali, mal interpretati, e quindi fuorvianti.

Avere una buona autostima non significa essere delle persone ciniche, egoiste e dominanti, ma l’autostima nasce e cresce con l’abilità di individuare in te stesso le risorse e le potenzialità per realizzare i tuoi sogni e i tuoi obiettivi.

La buona notizia? Dipende tutto da te.

L’autostima non è qualcosa che si compra, che si regala, che si riceve alla nascita, ma è uno stato dell’essere che dipende solo da te.

In questo articolo, esploreremo il concetto di autostima, le caratteristiche di chi ha una bassa o alta autostima, e ti forniremo 7 consigli ed esercizi per aumentare la tua autostima con il supporto del coaching.

 

Che cos’è l’autostima: definizione e significato

Partiamo dal capire che cosa si intende con la parola autostima. Volendo dare una definizione semplice possiamo dire che:

l’autostima è la valutazione soggettiva che facciamo di noi stessi.

In sostanza è il modo in cui percepiamo la nostra identità, come ci giudichiamo e ci valutiamo. Si tratta, quindi, di una percezione soggettiva che può cambiare nel corso del tempo.

L’autostima, infatti, non è un concetto statico, ma piuttosto un processo dinamico che si sviluppa nel corso della nostra vita, influenzato dalle esperienze, dalle interazioni sociali e dalle percezioni che abbiamo di noi stessi.

È facile comprendere che stiamo parlando di un aspetto cruciale della nostra vita e che influenza il modo in cui ci percepiamo e ci relazioniamo con il mondo.

A ciò bisogna aggiungere che il livello di autostima svolge un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi personali. Una bassa o alta autostima può influenzare i nostri risultati in positivo o in negativo ed è fondamentale regolare la propria autostima senza esagerare, ovvero senza sfociare nell’ego spropositato o nella completa sfiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità.

Vediamo ora quali sono le caratteristiche di chi ha un’alta autostima e di chi invece mostra una bassa autostima.

 

Autostima Bassa: le caratteristiche di chi ha scarsa autostima

Ti sembrerà strano, ma ci sono tante persone che hanno un’autostima bassa e che si affidano ai coach professionisti per migliorarla.

Questo perché le persone con una scarsa autostima tendono a fare meno affidamento su di sé e non hanno una piena fiducia nelle proprie capacità. Sono convinte di non essere all’altezza in ogni situazione e hanno paura di affrontare le sfide quotidiane.

Ecco alcune delle caratteristiche comuni di chi ha una bassa autostima.

  1. Sentimento di inadeguatezza: le persone con una bassa autostima spesso si sentono inadeguate e inferiori agli altri. Vivono con il timore costante di non essere all’altezza e di non essere abbastanza bravi in ciò che fanno. Questo sentimento di insufficienza può influenzare negativamente la loro autostima e ostacolare il loro progresso personale.
  2. Paura del fallimento: le persone con una bassa autostima spesso vivono con una forte paura del fallimento. Temono di non essere in grado di raggiungere i propri obiettivi e di deludere se stessi e gli altri. Questa paura può portarle ad evitare le sfide e le opportunità di crescita, limitando così il loro sviluppo personale.
  3. Auto-critica costante: chi ha una scarsa autostima tende a criticarsi costantemente. Sentono una voce interiore che li giudica duramente e che mette in dubbio le loro capacità. Questa autocritica costante può minare la fiducia in se stessi e alimentare un ciclo negativo di pensieri ed esperienze negative.
  4. Sensibilità alle critiche degli altri: le persone con una bassa autostima sono spesso molto sensibili alle critiche degli altri. Anche un commento apparentemente innocuo può ferirli profondamente e confermare le loro paure di non essere all’altezza. Questa sensibilità può causare un eccessivo bisogno di approvazione e una costante ricerca di conferma da parte degli altri.
  5. Difficoltà nel prendere decisioni: le persone con una bassa autostima possono avere rapporto conflittuale con le decisioni, anche quelle più semplici. Hanno paura di fare scelte sbagliate e temono le conseguenze negative che potrebbero derivarne. Questa indecisione può ostacolare la loro capacità di progredire nella vita e di realizzare i propri obiettivi.

Inoltre le persone con una bassa autostima possono avere problemi relazionali perché tendono ad essere iper-protettive nei confronti di se stesse. Si sentono facilmente minacciate dagli altri e si preoccupano costantemente di essere giudicate o rifiutate. Questa sensazione di minaccia può influenzare negativamente le loro relazioni personali, creando tensioni e isolamento sociale.

 

Autostima Alta: le caratteristiche di chi ha una buona autostima

Completamente diverse sono le persone con un’autostima alta e che hanno una visione positiva di se stessi.

Una persona con un’autostima elevata si apprezza, sa come darsi valore e ha fiducia nelle proprie capacità. Ha una prospettiva positiva sulla propria identità e si sente in grado di affrontare le sfide e perseguire i propri obiettivi con determinazione.

Questa fiducia interiore si riflette nelle azioni e nelle decisioni quotidiane, favorendo un senso di realizzazione personale e successo.

Ecco alcuni tratti distintivi di chi ha un’alta autostima.

  1. Immagine positiva di sé stessi: le persone con una buona autostima si vedono in modo positivo e accettano se stesse per ciò che sono. Hanno una prospettiva equilibrata sulla propria identità e riconoscono sia i propri punti di forza che le aree di miglioramento. Questa visione positiva di sé stessi favorisce un senso di fiducia e amore verso se stessi.
  2. Sicurezza nelle proprie capacità: chi ha una buona autostima ha una forte fiducia nelle proprie capacità e competenze. Sono consapevoli delle loro abilità e si sentono sicuri nel mettere in pratica le proprie conoscenze. Questa sicurezza interiore li spinge ad affrontare le sfide con determinazione e a perseguire i propri obiettivi con fiducia.
  3. Fiducia nelle proprie opinioni: le persone con una buona autostima si sentono a proprio agio nell’esprimere le proprie opinioni e credenze. Non temono il giudizio altrui e hanno fiducia nelle loro idee. Questa sicurezza permette loro di contribuire in modo significativo alle discussioni e di difendere le loro convinzioni senza paura del giudizio.
  4. Capacità di porre limiti: chi ha un’autostima alta comprende l’importanza di stabilire confini sani nelle relazioni interpersonali. Si sentono a proprio agio nel porre limiti e nel dire “no” quando è necessario. Questa capacità di autodifesa e di tutela dei propri interessi contribuisce a relazioni più sane e a un senso di autenticità nella vita di tutti i giorni.
  5. Resilienza e gestione dello stress: le persone con una buona autostima sono più resilienti di fronte alle difficoltà e ai momenti di stress. Hanno una fiducia di base nelle loro risorse personali e sanno che possono affrontare le avversità con determinazione. Questa capacità di adattamento e gestione dello stress permette loro di affrontare le sfide con ottimismo e di trovare soluzioni efficaci.

Se pensi di avere un’autostima alta, il tuo compito è solo di alimentarla senza farla sfociare nell’esaltazione, nell’arroganza e nell’ego smisurato.

Se invece pensi di dover migliorare la tua autostima continua a leggere e scopri i consigli che abbiamo preparato per te.

 

Come migliorare l’autostima: 10 consigli ed esercizi

Come abbiamo sottolineato, l’autostima non è qualcosa di innato ma una capacità che può essere allenata e aumentata.

Ecco 10 consigli ed esercizi che ti aiuteranno a migliorare la tua autostima:

1. Identifica le tue potenzialità e qualità

Dedica del tempo a riflettere sulle tue capacità, talenti e qualità positive. Focalizzati su ciò che fai bene e apprezza le tue caratteristiche uniche. Tenere un diario delle tue realizzazioni e dei tuoi successi può aiutarti a ricordare le tue forze quando ne hai bisogno.

2. Sfida le tue credenze limitanti

Esamina le credenze negative che hai su te stesso e che ti impediscono di sviluppare una sana autostima. Pensa a situazioni in cui queste credenze limitanti sono state sfatate e prova a sostituire i pensieri che ti bloccano con affermazioni più positive e costruttive.

3. Imposta obiettivi realistici

Stabilisci obiettivi raggiungibili che ti aiutino a crescere e a progredire nella vita. Scegli piccoli traguardi che puoi raggiungere gradualmente e festeggia ogni successo lungo il percorso. Lavorare verso obiettivi realizzabili ti darà un senso di realizzazione e rinforzerà la tua fiducia in te stesso.

4. Affronta le tue paure

Identifica le paure che limitano la tua autostima e sperimenta un approccio graduale per superarle. Affrontare le tue paure ti aiuterà a costruire fiducia in te stesso e a dimostrarti che sei in grado di affrontare e superare gli ostacoli.

5. Coltiva relazioni positive

Cerca il sostegno di persone che ti valorizzano, ti incoraggiano e ti ispirano. Costruisci relazioni positive con persone che supportano il tuo percorso di miglioramento. Le persone che ti accettano per ciò che sei e ti incoraggiano possono avere un impatto positivo sulla tua autostima.

6. Abbraccia l’errore come opportunità di crescita

Accetta che gli errori fanno parte della vita e sono opportunità di apprendimento e crescita. Evita di punirti per gli errori passati e invece, prendili come lezioni preziose per migliorare te stesso. Impara a vedere gli errori come un trampolino di lancio per il tuo sviluppo personale.

7. Visualizza il tuo successo

Usa la visualizzazione creativa per immaginare te stesso nel raggiungere i tuoi obiettivi e ottenere successo nella vita. Immagina vividamente come ti sentirai, cosa vedrai e cosa farai quando avrai raggiunto la tua autostima desiderata. La visualizzazione può aiutarti a creare una connessione emotiva con il tuo obiettivo e motivarti a perseguirlo.

Applicando questi consigli noterai grandi miglioramenti nel tuo livello di autostima, soprattutto se li allenerai attraverso le tecniche di coaching.

Il coaching, infatti, è un potente alleato per la tua autostima e continuando a leggere scoprirai perché.

 

Aumentare l’autostima con il coaching

Il coaching si rivela estremamente utile per migliorare l’autostima e aumentare la fiducia in se stessi.

Attraverso tecniche mirate e un supporto personalizzato, un coach può aiutare le persone a riconoscere e modificare i modelli di pensiero negativi che influenzano la loro autostima.

Il coaching offre uno spazio sicuro in cui esplorare le credenze limitanti e sostituirle con pensieri più positivi e costruttivi. Inoltre, un coach può fornire strumenti e strategie per sviluppare una visione più equilibrata e realistica di sé stessi, incoraggiando la crescita personale e la valorizzazione delle proprie capacità.

Affidarsi ad un coach vuol dire avere una guida per analizzare la propria vita, prendere consapevolezza delle proprie capacità e potenzialità, raggiungere gli obiettivi e ottenere il massimo risultato in ogni ambito.

Tutto questo lavorando sul potenziare e accrescere l’autostima, acquisendo una visione positiva di sé stessi, una fiducia nelle proprie abilità e una maggiore consapevolezza delle proprie risorse personali.

Investire e lavorare sull’autostima tramite il coaching può aprire le porte a una vita più soddisfacente, appagante e autenticamente realizzata.

Richiedi ora la tua prima sessione gratuita con un nostro coach professionista e preparati ad aumentare la tua autostima e ad ottenere ciò che desideri dalla tua vita.

Come superare un fallimento (e scoprire che non è mai esistito)

Come superare un fallimento (e scoprire che non è mai esistito)

Delusioni lavorative, una relazione finita o un obiettivo mancato potrebbero essere etichettati a prima vista come un fallimento.

E se scoprissi che non è così e che, in realtà, il fallimento personale non esiste?

“Fallimento” è il nome che la maggior parte delle persone dà a questi eventi, sulla base di aspettative, ambizioni e di un punto di vista “negativo”.

Cambiando punto di vista possiamo arrivare alla conclusione che il “fallimento” non è mai esistito o meglio, quello che prima ci sembrava un evento da “cancellare”, ora ci fornisce informazioni importanti in funzione dei nostri obiettivi.

Vediamo in che modo è possibile cambiare punto di vista in relazione a quelli che consideriamo dei fallimenti nella nostra vita privata e lavorativa.

 

Regola n°1: basta sentirti un fallito!

Se “dichiarare fallimento” è un’espressione adatta in ambito giudiziario, è molto importante distinguere quando la usiamo su noi stessi.

Espressioni come “mi sento un fallito”, “ho fallito”, “sento di essere un fallito” vanno osservate e trasformate in qualcosa di positivo.

I vocaboli “fallimento” e “fallito” indicano infatti un errore, un difetto, una mancanza di qualcosa ed anche un grave insuccesso.

Se ci fai caso, puoi notare che non si riferiscono a delle persone, ma ad eventi.

Quello che invece si tende a fare (sbagliando!) è attribuire a noi stessi l’etichetta di “fallito” quando abbiamo ottenuto un risultato diverso o negativo rispetto all’obiettivo fissato.

Quando qualcuno ci comunica di “sentirsi un fallito”, ci sta dando un’informazione importante sull’evento che ha vissuto e – soprattutto – sulla sua reazione emotiva all’evento stesso.

Ed è proprio il modo in cui pensiamo e ci sentiamo rispetto all’evento a determinare la nostra capacità di agire con successo o meno.

La regola numero uno quindi è eliminare dai tuoi pensieri e dalla tua comunicazione espressioni come “sono un fallito” che richiamo il tuo essere quando invece si parla solo di eventi negativi da cui è importante ricavare degli insegnamenti.

In che modo possiamo ribaltare il punto di vista negativo e trasformarlo in un approccio più positivo?

Scoprilo nel prossimo paragrafo.

 

Come affrontare un fallimento personale o lavorativo: consideralo un feedback

A prescindere che si tratti di un evento accaduto in ambito personale o lavorativo, la soluzione parte da un presupposto fondamentale della PNL applicato al Coaching.

Il presupposto è: non esiste il fallimento, ma solo il feedback.

Qualunque azione mettiamo in campo, otteniamo sempre un risultato: se il risultato che otteniamo è diverso da quello voluto, possiamo raccogliere informazioni ed agire diversamente.

Grazie al feedback“informazione di ritorno” – possiamo imparare da ciò che non è andato bene, fare del nostro meglio in un successivo momento e, soprattutto, liberarci dall’idea del “fallimento”.

Bastano 3 domande per cambiare completamente approccio nell’affrontare un fallimento:

  1. Che cosa non è andato rispetto alle mie aspettative?
  2. Che cosa ho imparato da questo evento?
  3. Che cosa farò di diverso la prossima volta?

Già solo queste tre domande cambiano completamente la scena e trasformano un apparente “fallimento” in una fonte di informazioni e di apprendimento.

 

Le lezione di molte storie di successo che sono passate da un fallimento

C’è anche un’altra considerazione importante da fare:

non esiste successo senza “fallimento”

Dallo sport al business, da Michael Jordan a Steve Jobs, chiunque ha avuto successo ha fatto i conti con il “fallimento”.

La differenza è stata nel modo in cui hanno reagito.

Hanno considerato l’esperienza fallimentare come una lezione, ricavando informazioni preziose e correggendo subito il tiro in funzione dei loro obiettivi.

E proprio rispetto agli obiettivi, il coaching fornisce un processo preciso e specifico per trasformare le idee in azioni riducendo al minimo le possibilità di fallire.

 

Come prevenire un fallimento: il settaggio degli obiettivi

Un altro aspetto da considerare e che può essere uno shock per molti è questo: spesso le persone si programmano al “fallimento”.

Non lo fanno certamente di proposito, ma semplicemente ignorano uno degli aspetti più importanti per avere successo e vivere al meglio la propria vita: il settaggio degli obiettivi.

Molte persone, infatti, fissano degli obiettivi commettendo un grave errore: mettono il focus su eventi che non sono sotto il loro controllo.

Voglio vincere il campionato, voglio acquisire nuovi clienti, sono degli obiettivi il cui esito non è sotto il nostro diretto controllo: infatti, sia nel campionato che nell’acquisizione dei clienti entrano in gioco delle variabili (le altre squadre, il comportamento dei clienti ecc…) che non possiamo governare.

Ben diverso è fissare obiettivi il cui esito è sotto il nostro diretto controllo perché ci consentono di portare le nostre performance su un livello superiore di efficacia ed efficienza.

 

Come superare un fallimento grazie al coaching

Abbiamo visto alcuni modi attraverso cui il coaching può aiutarti ad affrontare, superare e prevenire un fallimento.

In sostanza è necessario un cambio di approccio, che può essere realizzato in maniera più facile e veloce, attraverso la guida di un coach professionista che:

  • ti allena a fissare l’obiettivo con un processo definito
  • ti supporta nel far emergere tutte le risorse a tua disposizione
  • ti focalizza su ciò che è sotto il tuo controllo
  • ti dà un punto di vista esterno che ti consente di scegliere diverse opzioni di azione e prevenire qualsiasi “fallimento”
  • ti porta ad agire da subito, appena conclusa una sessione di coaching

Ogni sessione di coaching si conclude infatti con un piano d’azione e segue un processo completo di pianificazione, esecuzione, controllo e feedback per raggiungere i risultati che vuoi e prevenire qualsiasi genere di “fallimento”.

Se pensi che il punto di vista e gli strumenti del coaching su come superare il fallimento possano esserti utili, clicca qui e richiedi subito una sessione di coaching gratuita.

15 istruzioni per essere felice

15 istruzioni per essere felice: consigli e comportamenti da seguire

Ogni giorno, milioni di persone restano intrappolate in una indefinita condizione chiamata “infelicità” e non riescono a dare una risposta alla domanda: “Come posso essere felice?”.

Nella maggior parte dei casi, chi è prigioniero di questa condizione non riesce a esprimere con chiarezza le origini e le cause, pur conoscendo perfettamente le caratteristiche con cui si manifesta: inquietudine, stress e una più o meno vaga sensazione di tristezza e di insoddisfazione che pervade il corpo e i pensieri.

Il più delle volte, ci si lascia andare a questa sensazione, e in alcuni casi le si consente persino di prendere il controllo della propria vita. In questo modo, si susseguono giornate che paiono sempre uguali, piatte e senza alcuna apparente occasione di miglioramento.

Se si è abbastanza fortunati da avere attorno a sé delle persone premurose e attente, è inevitabile che chi ci ama, come un amico, un compagno, un genitore, un fratello o sorella, e qualche volta persino un figlio, provi a “tirarci su il morale”, magari con una battuta di spirito, con un gesto goffo, una giornata diversa o semplicemente un abbraccio.

Eppure, svanito l’effetto del palliativo, si ritorna nuovamente in quello stato di “infelicità” da cui pare impossibile uscire. Anzi, il più delle volte, ci si porta dietro quell’ulteriore senso di colpa che deriva dall’idea di aver deluso le persone che ci amano, non riuscendo a stare meglio, nonostante i loro tentativi di farci felici.

Il motivo principale di tutto questo te lo svelo nel prossimo paragrafo.

 

La tua felicità dipende da te: la predisposizione ad essere felice

Il punto è che, aldilà delle infinite e soggettive definizioni con cui la si potrebbe esprimere,

la felicità è una condizione che dipende essenzialmente da te.

Mi spiego meglio: per essere felici, è necessario avere una certa predisposizione alla felicità, che ci rende capaci di cogliere gli stimoli positivi e le opportunità che l’ambiente e le persone con cui viviamo ci offrono.

In caso contrario, nessun amico, compagno, genitore, fratello o figlio che sia, potrà mai farti stare meglio, se tu per primo non lo desideri così intensamente da essere predisposto alla felicità, ovvero a raccogliere, da ciò che ti circonda, tutte le opportunità e le piccole grandi esperienze che possono renderti felice.

Come si fa a essere predisposti alla felicità?

La risposta è… allenandosi!

Come un atleta si allena per vincere la gara e conquistare il trofeo, così tu, se vuoi essere felice, devi prepararti alla vita.

So che a questo punto ti starai già chiedendo come, e allora non voglio tenerti più sulle spine.

Una delle cose più belle che mi ha regalato il coaching in oltre vent’anni di attività, è stata la possibilità di vivere intensamente a contatto con le persone, di parlare con loro, di ascoltarle, di osservarle e aiutarle a raggiungere i propri obiettivi, quelli che le hanno portate un passo più vicine al loro sogno di felicità.

Proprio dalle persone che ho guidato in questi anni attraverso il coaching, ho dedotto che ci sono alcune cattive abitudini che impediscono alle persone di essere veramente felici.

Vediamo quali sono quelle che devi assolutamente eliminare.

 

Come essere felice: 15 consigli per la tua felicità

Liberarsi dai comportamenti dannosi, è il primo passo per lasciarsi alle spalle la condizione di “infelicità”.

Ma quali sono e come sostituirli con comportamenti più efficaci?

Segui queste mie 15 istruzioni per essere felice!

1. Ammetti di avere torto, quando hai torto.

Una parte di te lo sa bene: non c’è modo più veloce e sicuro di rovinare una relazione che pretendere di avere sempre ragione. Forse è proprio la parte di te che oggi paga il conto di questa pessima abitudine. Fidati: spesso è vero che “La ragione è dei fessi” e sai anche tu che non vuoi esserlo, vero?

2. Finiscila con la mania del controllo!

Se davvero desideri circondarti di persone autentiche, devi rinunciare a controllarle. Non lasciar vivere, e quindi esprimere, le persone che fanno parte della tua vita, è il modo migliore per coltivare ipocrisie e menzogne, con le quali dovrai, prima o poi, fare i conti. Pensi che ne valga la pena?

3. Assumiti la tua parte di responsabilità.

Torniamo a quello che ti dicevo all’inizio: essere o non essere felice dipende soprattutto da te. Perciò finiscila di colpevolizzare gli altri per quello che hai o non hai, di come ti senti o non ti senti. D’altra parte, perché ti è stata data una vita, se poi sono gli altri a gestirla? Riprendi il controllo della tua vita e delle tue emozioni, a prescindere da chi ti circonda.

4. Spegni il tuo dialogo interno.

Ciascuno di noi ha dentro di sé una vocina che si diverte a esprimere giudizi, spesso impietosi, su tutto ciò che siamo e che facciamo. Questa vocina della coscienza è chiaramente solo una tua proiezione, ma ti assicuro che può avere effetti devastanti quando alimenta pensieri negativi e pessimisti. Per fortuna, è possibile imparare a controllarla e spegnerla quando necessario.

5. Liberati delle tue convinzioni limitanti.

Spesso accade di rinunciare alle cose senza averci neppure provato, solamente perché la vocina di cui ti parlavo ha detto “non ce la farai”, “è impossibile che tu ci riesca”. In altre parole, le tue azioni sono sabotate più dai pensieri che ti bloccano – ovvero convinzioni e credenze limitanti – che dagli errori effettivi. Liberatene! La PNL è la tua più valida alleata in questo.

6. Pensa positivo.

Anche se non possiamo cambiare la realtà, possiamo decidere come reagire: il modo in cui guardiamo ciò che accade attorno a noi, è la nostra realtà! Perciò, smettila di lamentarti e fai tua questa semplice ma potentissima frase: “La vita è uno specchio: sorride se tu le sorridi”. Assumi un atteggiamento positivo e sorridi.

7. Smettila di criticare.

Lascia andare il bisogno di criticare cose, persone, situazioni che sono diverse da te o da come te le aspettavi. Siamo tutti diversi, e ciascuno ha la sua personale storia, che lo ha portato ad essere esattamente com’è. Rispettala, e ti accorgerai di quanto può essere bello e vario il mondo.

8. Sii te stesso/a.

Uno degli errori più comuni che ho riscontrato in questi anni nei miei coachee, è che cercavano disperatamente di essere qualcuno che non erano al solo fine di compiacere gli altri. Il risultato è stato chiaramente controproducente e con risvolti davvero devastanti sulla qualità della vita. Accettarsi è il modo migliore per essere accettati e amati per quello che si è. Inizia subito, getta via la maschera e amati!

9. Abbraccia il cambiamento.

Ci sono forze a cui non si può resistere, onde che per essere affrontate hanno bisogno di essere cavalcate. Il cambiamento è una di queste onde: sii il coraggioso surfista della tua vita e vedrai che risultati eccezionali non tarderanno ad arrivare. Gestisci il cambiamento e beneficia di tutte le opportunità che ti capiteranno.

10. Lascia andare le etichette.

Apri la mente e smettila di etichettare cose, persone o situazioni che non comprendi solo perché in quel momento ti appaiono diverse o strane. Einstein diceva che “La mente è come un paracadute: funziona solo quando è aperta”. Abituati ad avere un approccio curioso e di scoperta per tutto ciò che ti sembra diverso da te e dal tuo mondo.

11. Affronta le tue paure.

La paura è umana, ed è assolutamente comprensibile che tu abbia provato questa sensazione almeno una volta nella tua vita. Ma sai meglio di me che in fondo si tratta solo di una proiezione, ed è ingiusto che ti blocchi nel fare o non fare qualcosa. Affrontala, supera ciò che ti spaventa e sarai invincibile!

12. Lascia gli alibi a casa.

Insomma, i delinquenti hanno bisogno di alibi, i colpevoli, le persone che necessitano di giustificarsi. Tu vuoi davvero essere una di queste persone? Se la risposta è no, smettila di trovare scuse a tutto, concediti il lusso di raccontare sempre la verità a te stesso e agli altri. La strada verso la felicità sarà molto più nitida!

13. Lasciati il passato alle spalle.

Se si chiama passato, un motivo ci dovrà pur essere. La tua vita è qui e ora, e non ha alcun senso portare continuamente la tua attenzione al passato. Concentrati sulle cose che puoi fare oggi, perché ti accorgerai dell’enorme potere che hai e, passo dopo passo, plasmerai la tua vita proprio come hai sempre desiderato.

14. Impara a staccarti dalle cose.

Lo so che è difficile, ma arriva un momento nella vita in cui devi prendere le distanze, soprattutto se le cose o le persone a cui sei ancora attaccato non ti fanno più bene. L’attaccamento nasce dalla paura, e ormai tu sai che si tratta unicamente di una tua proiezione. Esercita questo benefico distacco, e vivrai una vita molto più serena e felice!

15. Chiediti se sei felice.

Arrivati a questo punto, puoi rifare a te stesso la domanda iniziale: sono felice? E se la risposta dovesse essere ancora no, hai ora tutti gli strumenti per chiederti: voglio essere felice? Cosa posso fare fin da subito per raggiungere la felicità che desidero? Dai valore alla tua vita: è la cosa più preziosa che possiedi.

 

Un ultimo consiglio per essere felice

Spero che questo lungo elenco ti sia utile e inizierai a mettere in pratica queste istruzioni fin da subito.

Voglio concludere questo articolo con un ultimo consiglio: condividi questo articolo con le persone che ne hanno bisogno e con le persone a cui vuoi bene.

Fai in modo che queste semplici istruzioni arrivino ad ogni persona che desideri essere accettata e amata, e voglia essere felice!

Fai in modo che le persone attorno a te seguano alla lettera questi consigli, perché sono sicuro che ne beneficerai anche tu.

E in fin dei conti, condividere la vita con persone felici migliorerà anche la tua.

Ti auguro di essere felice!

Roberto Castaldo

P.S. Se in questo percorso verso la felicità, senti di aver bisogno di una guida, di una persona che possa accompagnarti verso ciò che più desideri, richiedi ora una sessione di coaching e troverai un coach professionista pronto ad aiutarti.

La tecnica segreta per cambiare le credenze limitanti

Un coach professionista è sempre alla ricerca di tecniche nuove e all’avanguardia per portare il suo coachee ad ottenere i risultati che desidera.

E spesso, per ottenere proprio il risultato desiderato, è opportuno compiere dei cambiamenti, che possono avere a che fare tanto col modo di pensare che col comportamento.

A volte le persone si pongono degli obiettivi eppure, per quanto possano mettercela tutta, non riescono a realizzarli.

I motivi possono essere vari ma in gran parte dei casi tra le cause ci sono alcune credenze limitanti.

In questo articolo, quindi, ti parlerò di cosa sono le credenze e come agiscono su di noi e, infine, ti fornirò una tecnica estremamente potente che ti consentirà di cambiarle.

Cosa sono le credenze limitanti

Andiamo per gradi e partiamo da una domanda: cosa sono di preciso le credenze?

Ognuno di noi ha un sistema di credenze che indirizza le azioni che compiamo quotidianamente.

Le credenze altro non sono che interpretazioni su cose, eventi e persone. Si tratta di giudizi dati alla luce delle nostre conoscenze limitate e per esperienza indiretta (aspetto questo che differenzia le credenze dalle convinzioni che sono basate sull’esperienza diretta) .

Ovviamente, le credenze non sono immutabili: si aggiornano, cambiano e vengono sostituite da altre.

Il punto è: siamo sicuri che le nostre credenze siano utili?

A tal proposito la Programmazione Neuro-Linguistica ha un approccio molto pratico: non è importante che le credenze siano vere o false, ma quanto siano funzionali agli obiettivi.

Ti faccio subito un esempio: immagina di voler fare un concorso importante, ma credi di non esserne all’altezza, che si tratta di qualcosa al di sotto della tua portata… come pensi possa andare?

Probabilmente non nel modo migliore e, allo stesso tempo, è certo che questa credenza non ti farà impegnare nello stesso modo in cui ti impegneresti se fossi certo di farcela; non ti darà lo stesso livello di determinazione e di motivazione.

A tale riguardo, forse avrai sentito parlare di profezia che si autoadempie, ovvero la nostra credenza si realizza per il solo fatto di essere convinti del suo verificarsi.

Per farla semplice: se siamo convinti di qualcosa (a livello consapevole o inconscio) faremo il possibile per confermare il fatto che abbiamo ragione.

Come individuare le credenze limitanti e potenzianti

A questo punto diventa fondamentale comprendere quali sono le credenze che ti limitano e quali quelle che ti potenziano.

Come fare?

Inizia a fare caso a tutte le volte che pensi frasi che cominciano con:

  • “Sicuramente è così…”
  • “La mia idea è che…”
  • “È certo che è così…”

Molto probabilmente stai portando alla luce una tua credenza.

Individuare le tue credenze limitanti ti permette di comprendere che c’è un nemico al tuo interno che fa di tutto per non farti ottenere i risultati che desideri.

Rifletti quindi su quali possono essere le credenze limitanti che ti stanno ostacolando. Fai caso al linguaggio che utilizzi, a come comunichi, alle idee in cui credi e chiediti se queste sono funzionali alla persona che vuoi essere e agli obiettivi che vuoi raggiungere.

Ricorda che le credenze limitanti sono il frutto di informazioni parziali e quindi in ogni situazione devi puntare ad acquisire il maggior numero di informazioni per fare scelte in linea con i tuoi obiettivi e creare credenze potenzianti.

Le credenze potenzianti sono quelle che ti spingono, ti invogliano, ti motivano, ad ottenere ciò che desideri.

Sono idee e pensieri che ti indirizzano verso gli obiettivi che vuoi realizzare e sulle quali puoi fare affidamento perché sai che ti porteranno dei benefici.

La passeggiata delle credenze

Grazie alla commistione tra Programmazione Neuro Linguistica e Coaching è stata creata una tecnica con la quale è possibile lasciarsi alle spalle una credenza limitante e rendere solida e certa la credenza potenziante.

È definita come “Passeggiata delle Credenze” e ti spiego in cosa consiste.

Dopo aver definito la credenza limitante di partenza e la credenza potenziante di arrivo, è possibile iniziare un percorso che facilita questo passaggio. Si tratta, appunto, di una passeggiata immaginaria, attraverso varie tappe.

1° tappa – Meta

Questa è la posizione di riflessione, in cui si osservano le credenze con assoluto distacco, come un osservatore esterno che non ha alcuna opinione pregressa.

2° tappa – Credenza attuale

Riguarda la presa in considerazione della credenza limitante.

3° tappa – Apertura al dubbio

È la posizione in cui si analizzano sia gli aspetti negativi che quelli positivi. Ci sono, infatti, aspetti funzionali anche nelle credenze limitanti, e sarebbe utile conservare questi aspetti, lasciando andare tutto il resto.

4° tappa – Museo delle vecchie credenze

Si tratta di immaginare un luogo dove sono conservate tutte le cose che credevi vere ed ora sai che sono false (ad esempio il fatto che Babbo Natale esiste). In questo luogo puoi immaginare di inserire la tua credenza limitante. Per fare questo ti propongo di rilassarti e dedicarti per dieci minuti ad un piccolo esercizio di immaginazione in cui esegui questa operazione.

5° tappa – Credenza desiderata

In questo punto si prende in considerazione la credenza potenziante: tutto ciò che la conferma come vera, quanto ti risulterà utile, tutte le opportunità che potrai avere nel momento in cui sarà completamente tua.

6° tappa – Disposto a credere

Si tratta della fase del percorso in cui si riflette su ciò che si pensava irrealizzabile e invece si è realizzato. Inoltre, così facendo, si crea un ponte che facilita l’accettazione della credenza potenziante.

7° tappa – Luogo sacro

Qui si fa una cosa simile a ciò che si è fatto nel museo delle credenze. Anche in questo caso ti consiglio di prenderti un po’ di tempo per te, per rilassarti e lasciarti andare all’immaginazione. Ciò che devi visualizzare, infatti, è un luogo che conserva tutte le credenze che sai essere assolutamente vere (ad esempio che il sole sorge all’alba e tramonta la sera), dove puoi inserire la credenza potenziante.

Questa è una tecnica che utilizzo spesso con i miei coachee e ti assicuro che ha sempre avuto un ottimo successo. Proprio per questo mi piacerebbe che tu cominciassi ad usarla (tanto su te stesso, quanto sui tuoi coachee).

In fondo tutti noi abbiamo credenze che, come catene, ci impediscono di andare avanti.

Quello che ho voluto condividere con te è uno strumento che permette di spezzarle e di essere libero di andare come e dove vuoi.

Se vuoi essere seguito in questo percorso di trasformazione delle tue credenze limitanti in credenze potenzianti e realizzare gli obiettivi più grandi della tua vita, richiedi ora una sessione di coaching con un nostro coach professionista.

Sono sicuro che sarà la scelta migliore della tua vita.

Dr Roberto Castaldo

Come superare i propri limiti mentali

Oltre l’idea di “normalità”: come superare i propri limiti mentali

Il nostro cervello è un universo complesso di cui sappiamo ancora troppo poco.

Ci sono aspetti sorprendenti riguardo alle infinite potenzialità della mente umana e c’è il rovescio della medaglia, ovvero quei limiti mentali che noi stessi creiamo.

Limiti che ci impediscono di crescere e migliorarci e che soprattutto ci frenano nel compiere le azioni più efficaci per raggiungere i nostri obiettivi.

Se anche tu ti senti vittima di convinzioni e credenze limitanti, continua a leggere perché scoprirai come superare questi limiti mentali con alcuni semplici esercizi.

La normalità è soggettiva e i limiti mentali li crei tu

Partiamo subito da una premessa.

Il mondo è composto da infinite informazioni che nessun essere umano può gestire contemporaneamente.

Proprio per questo, attraverso i filtri percettivi, ognuno di noi fa una selezione delle informazioni e degli input che riceve dall’esterno per definire una propria idea di normalità.

Di conseguenza, il personale concetto di normalità che ognuno di noi ha, è il risultato della selezione di informazioni che vengono prese in considerazione come chiave di lettura del tutto.

Tale selezione non è volontaria, ma è strettamente connessa con le esperienze che viviamo, l’ambiente che ci circonda e i gruppi sociali di riferimento.

Facciamo subito un esempio.

L’idea di cominciare un’impresa sarà più o meno possibile se appartieni ad una famiglia di imprenditori o di dipendenti?

Nel primo caso, tutto ciò che ti circonda ti dimostra che fare impresa sia normale. Non solo perché sai perfettamente quali sono i passi da seguire per mettere in piedi un’azienda, ma anche perché probabilmente sono cose che accadono nel quotidiano e fanno parte della routine.

All’inverso, per un figlio di dipendenti ci saranno maggiori possibilità di vedere la cosa come impossibile e questo perché, oltre a non possedere le informazioni per avviare un’impresa, vive in un ambiente dove questa idea probabilmente sembra impossibile da realizzare.

Quella che consideriamo normalità non è la realtà ma il modo in cui ognuno di noi si approccia alla realtà e la semplifica.

All’interno dell’idea di normalità si trovano credenze, convinzioni, conoscenze, atteggiamenti, regole morali. Tutto ciò non è reale ma è il semplice frutto di una costruzione mentale che semplifica il mondo.

Una conseguenza negativa di questa semplificazione è che tutto ciò che non consideriamo normale ci sembra impossibile e irrealizzabile.

Ad esempio, potresti desiderare di lasciare un lavoro a tempo indeterminato vicino casa e con un’ottima paga per una nuova vita a Londra senza lavoro e senza certezze, ma il solo pensarci ti fa dire: “Vabbè, questo non è normale“.

In questo modo qualsiasi desiderio, sogno, obiettivo che la nostra mente ritiene si trovi al di fuori dell’idea di normalità è destinato a non realizzarsi.

In sostanza siamo noi a creare dei limiti mentali che ci impediscono di agire e di raggiungere ciò che davvero vogliamo.

3 esercizi per superare i tuoi limiti mentali

Era necessario fare questa premessa sull’idea di normalità e non dare per scontato un concetto importante: siamo noi stessi, nella nostra mente, a creare i limiti che ci frenano.

Detto questo vediamo una serie di esercizi che ti aiuteranno proprio ad espandere la tua idea di normalità, per portarti a superare i tuoi limiti e vivere con un maggiore livello di libertà e consapevolezza.

Iniziamo subito!

Esercizio 1: cos’è per te la normalità?

Dedica 15 minuti per segnare tutto quello che per te è normale rispetto alla vita che stai vivendo e a quella che vorresti vivere (es. è normale volersi sposare e avere dei figli, è normale vivere dove si è cresciuti vicino ai propri familiari, ecc…).

Nei prossimi giorni se ti viene qualcos’altro in mente, aggiungilo. In questo modo riesci a sviluppare una visione di massima di ciò che tu consideri normalità.

Analizza con attenzione ogni elemento e nota quale va in dissonanza con la tua vita attuale e con le esperienze che senti di voler davvero avere.

Devi essere consapevole di ciò che limita la vita che stai vivendo rispetto a quella che vorresti vivere.

Esercizio 2: espandi la tua idea di normalità

Per espandere la tua normalità, quello che devi fare è prendere in considerazione gli elementi dissonanti e approfondirli sino al punto in cui ciò su cui stai focalizzando l’attenzione assume un significato completamente nuovo.

In poche parole devi indagare sulle tue convinzioni limitanti e comprendere se sono degli ostacoli concreti oppure possono essere superati.

Per fare questo, poniti le seguenti domande per ogni convinzione.

  • Questa convinzione è sempre vera?
  • È mai accaduto che si sia rivelata inesatta?
  • È vera per tutti o è vera solo per me? E perché?
  • È una convinzione che mi è stata trasferita dagli altri o sono io ad essere giunto a questa conclusione?

Esercizio 3: elimina le convinzioni e supera i tuoi limiti mentali

Rispondi a queste domande per ogni convinzione che ritieni poco funzionale agli obiettivi che vuoi raggiungere.

  • Che informazioni mi mancano per comprendere meglio questa convinzione?
  • Con queste informazioni in più, in che modo cambia la mia percezione?
  • Con maggiori informazioni questa convinzione continua ad essere limitante?

Fatto questo probabilmente ti accorgerai che avendo più informazioni e ragionando a fondo sulle tue convinzioni, possono essere eliminate e riuscirai così a superare tutti quei limiti mentali e quei paletti che ti impediscono di agire in una determinata direzione.

Il processo che abbiamo appena descritto ti permette di mettere in atto enormi cambiamenti e di rendere possibile ciò che prima credevi impossibile.

Se hai bisogno di una mano e vuoi essere guidato in questo processo che ti porterà a modificare le tue convinzioni, a superare tutti i tuoi limiti mentali e a realizzare davvero ciò che desideri, richiedi ora una sessione di coaching con un nostro coach professionista.

Le 5 barriere che ti impediscono di creare un buon rapport

È successo anche a te?

Incontri qualcuno e dopo poche parole scatta un’intesa improvvisa.

Potete parlare per ore senza mai annoiarvi.

Riuscite a condividere i vostri pensieri e le idee in modo facile e naturale.

Ed è sorprendente come non si è mai a corto di cose da dire.

In effetti, si ha così tanto in comune che sembra non esserci abbastanza tempo per dirsi tutto.

E anche se hai appena incontrato questa persona, senti un legame immediato.

Ovviamente c’è anche l’altro lato della medaglia!

A volte si incontrano persone e, nonostante i nostri sforzi, non è possibile trovare un terreno comune. Le cose che piacciono a te, non piacciono a loro. È una lotta riuscire a conversare a qualsiasi livello.

Se ti occupi di coaching o hai qualche nozione di PNL sai benissimo che la differenza tra queste due situazioni deriva dalla presenza o meno del rapport.

Che cos’è il rapport e quali barriere devi eliminare per crearlo

Per Rapport si intende una connessione con un’altra persona, che ti mette nella condizione di capire il suo punto di vista, che ti fa sentire in sintonia con le sue opinioni e ti fa identificare con le sue esperienze.

Quando sei in rapport con una persona o un gruppo di persone, è possibile comunicare con loro. E così come tu comunichi con loro, loro ascoltano te: sei in sintonia con il loro modo di pensare e il loro modo di esprimersi.

Il rapport ti aiuta a relazionarti con le altre persone, ti permette di far cadere ogni barriera, in modo che ciò che dici possa fluire armoniosamente.

E puoi ben immaginare quanto questo elemento sia fondamentale per qualsiasi sessione di coaching.

Se manca il rapport l’intera sessione di coaching rischia di andare a monte.

Nella migliore delle ipotesi, invece, il tuo coachee ti ascolterà dubbioso, senza riuscire a fidarsi e a prendere davvero in considerazione ciò che stai dicendo.

A questo proposito è importante per te conoscere le cinque barriere che ti impediscono di entrare in rapport, così da poterle riconoscere e aggirarle con facilità.

Vediamole nel dettaglio.

Barriera #1: essere sempre d’accordo

La cosa fondamentale del rapport è che avviene a livello inconscio. Così se vuoi che questo accada, devi evitare di forzare la mano.

Probabilmente hai notato cosa ti succede quando la persona con cui stai parlando è d’accordo con tutto ciò che dici. Ti irriti, oppure inizi a pensare che c’è qualcosa che non va in quella persona, che non ti devi fidare, forse non lo percepisci neppure sincero.

Se questo accade è perché è stato mal compreso il senso del rapport.

Essere in rapport, infatti, non vuol dire essere d’accordo con l’altra persona, bensì accettare il suo punto di vista, rendersi conto che la vita l’ha portata a vedere il mondo in un certo modo e, di conseguenza, rispettare la sua visione delle cose.

Barriera #2: essere troppo invadenti

Alcune persone sono così brave a comunicare che possono vendere ghiaccio agli eschimesi.

Conoscerai anche tu tipi come il venditore che riesce a far comprare la macchina anche a chi non ne ha davvero bisogno; o il manager che riesce a far fare gli straordinari non pagati ad un suo collaboratore.

Allo stesso modo conosci l’esatto opposto: il venditore che cerca di forzare a comprare qualcosa in modo sin troppo invadente ti fa sentire a disagio, e tutto ciò che vuoi è scappare da quella persona il più lontano possibile. E più cerchi di far capire che quel prodotto proprio non lo vuoi, e più ti fa sentire come se avessi perso il controllo della situazione, come se le tue opinioni non contassero per niente.

Chiunque cerca di spingere le proprie opinioni o idee forzatamente verso il proprio interlocutore, non sarà mai in grado di creare rapport con quella persona.

Barriera #3: essere disinteressato

Per creare rapport è necessario essere interessati all’altra persona.

Quando sei realmente interessato a quello che gli altri hanno da dire, si vede. Il tuo linguaggio del corpo comunica accoglienza ed ecco che dà il via al rapport. Riesci ad essere concentrato sulle loro parole e fai sentire che la tua attenzione è completamente su di loro. Li fai sentire visti, accettati, importanti ed ecco che, quasi come per magia, anche da parte loro c’è voglia di entrare in rapport con te.

Ma, quando non ti interessa l’altra persona, il linguaggio del corpo lo rende palesemente evidente. I tuoi occhi sono lontani da quelli dell’interlocutore. Probabilmente cominci a muoverti troppo, inizi ad agitarti e magari non sapresti ripetere quello che ha detto.

Il fatto è che la gente, anche se non a livello conscio, è in grado di percepire questi segnali e si rende conto che ti stai annoiando o non ti interessa ciò che ha da dire. Probabilmente dopo un po’ smetterà di parlare, o si limiterà a dare risposte molto brevi.

Barriera #4: essere inflessibile

In ogni relazione, qualcuno deve portare i pantaloni. Qualcuno deve essere responsabile, e qualcuno deve essere in grado di prendere gli ordini. Qualcuno deve essere il leader, e qualcuno deve essere il seguace.

Il trucco è quello di ricordare che queste posizioni possono cambiare, non sono per niente statiche.

Ti faccio subito un esempio con una classica coppia felicemente sposata da dieci anni. Uno di loro scrive sempre le liste della spesa, e l’altro mette sempre le borse della spesa nel bagagliaio della vettura. A volte non è possibile fare acquisti insieme, così in questo caso uno di essi si assume la responsabilità per l’intera operazione.

Questo è un semplice esempio, ma dimostra la flessibilità.

Facciamo un altro esempio: supponiamo che il tuo partner si occupi ogni giorno della cena. Se lui o lei non sta bene, potrebbe essere difficile per lui/lei preparare da mangiare. In questo caso sarebbe assurdo se tu ti impuntassi, pretendendo che si metta ai fornelli.

Per creare rapport e farlo crescere è necessario essere in grado di adattarsi. È necessario essere in grado di prendersi la responsabilità in caso di necessità, e fare un passo indietro quando l’altra persona vuole condurre.

Barriera #5: focalizzarsi su un solo ambito

Si possono avere rapporti con qualcuno in determinati tempi e luoghi, ma ritrovarsi con nulla da dirsi in altri.

Questa situazione è probabilmente capitata anche a te.

Un insegnante e uno studente, per esempio, in circostanze normali, hanno un sacco di cose di cui parlare, ma non appena si incontrano al di fuori dell’ambiente formale della scuola la conversazione si arresta.

Perché accade questo?

Semplicemente perché la cornice di riferimento non c’è più. Si può parlare per ore dell’interesse comune in classe o all’interno dell’aula universitaria, ma al di fuori ecco che ci si potrebbe sentire come dei pesci fuor d’acqua.

Se questo accade è perché hai incentrato tutto il rapport su un singolo aspetto, molto probabilmente contigente ad un ambiente ben preciso. Ecco perché al di fuori di esso ci si può sentire in imbarazzo.

Proprio per questo devi esplorare tutte le sfaccettature e gli interessi dell’altra persona, incuriosirti ed espandere la vostra relazione a più ambiti.

I corsi di PNL e Coaching per imparare a creare rapport

Quando si tratta questo argomento è necessario comprendere che per costruire rapport ci vuole tempo, pazienza e comprensione. Bisogna essere disposti a farlo. Bisogna essere interessati alle altre persone ed è necessario volerle conoscere meglio.

Noi esseri umani abbiamo bisogno di altre persone nella nostra vita. Abbiamo bisogno di essere visti, ascoltati, compresi anche se la direzione che stanno prendendo le relazioni sembra andare in direzione contraria.

Quante volte ti sarà capitato di parlare al bar con un amico che, invece di guardarti negli occhi, aveva lo sguardo fisso sul suo smartphone?

Proprio perché oggi come oggi questo livello di attenzione risulta essere così difficile e raro, ecco che entrare in rapport ti permette di fare la differenza. Di essere percepito in modo diverso.

Questo vale ancora di più in una sessione di coaching, in cui il rapport che si crea tra coach e coachee può fare davvero la differenza nel raggiungimento degli obiettivi.

Noterai che entrando in rapport con il tuo coachee, ascolterà ogni tua parola, ti seguirà alla lettera e potrai guidarlo in modo efficace nel suo percorso.

Chi ha studiato Programmazione Neuro Linguistica riesce ad entrare in rapport anche in pochi minuti e in accoppiata con le tecniche di coaching si possono davvero ottenere risultati incredibili.

Se hai letto fin qui, probabilmente ti starai chiedendo come fare ad entrare in rapport in modo istantaneo con tutte le persone che incontrerai.

Un’ottima azione che puoi fare è partecipare a due corsi:

  1. PNL Practitioner: per apprendere le tecniche di comunicazione più efficaci per creare rapport
  2. I Pilastri del Coaching: per scoprire come creare rapport in una sessione di coaching.

Clicca sul nome del corso e ti si aprirà la pagina con tutte le informazioni, oppure contattaci al numero verde gratuito 800 911 827 per parlare con un nostro coach.

Ti aspettiamo!

Come superare una delusione d’amore: 4 passi per ripartire

Hai avuto una delusione d’amore?

Sei stato/a lasciato/a e stai soffrendo per la fine della tua storia?

È perfettamente normale!

In ogni separazione, cioè in ogni frattura relazionale, c’è un dolore.

Questo dolore deriva dal trauma dell’abbandono, ed è naturale avvertirlo. In un certo modo, persino salutare.

Serve a comprendere l’importanza del nostro passato, di ciò che ha fatto parte della nostra vita, di quanto ci siamo impegnati in una relazione ed anche di come siamo cambiati nel periodo in cui eravamo innamorati.

Allo stesso tempo, è anche uno stimolo a voltare pagina, a dare un nuovo senso alla nostra vita facendo tesoro proprio dell’esperienza vissuta per ritornare ad innamorarci.

Sì, non è facile. Soprattutto quando la sofferenza derivante da una delusione d’amore è tale che ti sembra quasi non ci sia via d’uscita, quando vedi tutto nero, quando sei portato ad abbandonarti a questa situazione di malessere e non hai la forza di ripartire.

Continuando a leggere questo articolo scoprirai come superare la fine di un amore, come superare una separazione attraverso quattro passi che, nella loro semplicità, ti daranno benefici evidenti per ritrovare il tuo equilibrio e la tua serenità.

 

Come smettere di stare male per amore e reagire alla fine di una storia d’amore

Facile a dirsi, molto meno a farsi.

Quando si soffre per amore e soprattutto nei giorni immediatamente successivi alla fine di una storia d’amore, è difficile guardare avanti, acquisire la consapevolezza di ciò che è successo, razionalizzare l’accaduto e cercare di considerare concluso il percorso fatto insieme alla persona che ti stava accanto.

Eppure, nonostante la naturale sofferenza, è necessario reagire.

Smettere di stare male per amore e ripartire per trovare una nuova dimensione che ti faccia stare bene.

Magari stai pensando che sono tutte belle parole e che poi la realtà è ben diversa. Leggendo le prossime righe, vedrai come superare una delusione d’amore può essere più semplice di quanto credi.

Considera questo articolo come un prontuario che ha lo scopo di aumentare la tua consapevolezza su ciò che ti è successo e in cui troverai consigli che ti permetteranno di elaborare l’accaduto e guardare utilmente avanti.

I risultati non mancheranno e potrai finalmente lasciarti la separazione alle spalle e guardare al futuro con un rinnovato ottimismo.

Forza allora: spalle dritte e… cominciamo!

 

I 4 consigli su come superare una delusione d’amore.

È arrivato il momento di capire concretamente come riprendersi da una delusione d’amore.

In particolare vedremo cosa fare e cosa non fare per ripartire dopo la fine di una relazione.

Partiamo!

1) Chiedere spiegazioni all’ex partner: le vuoi davvero?

Spesso, quando veniamo lasciati, sentiamo il bisogno di avere delle spiegazioni per capire che cosa è successo ad un certo punto del rapporto, quali sono le motivazioni che hanno portato il partner a voler interrompere la relazione.

Focalizza la tua attenzione su un punto: sei sicuro di volere delle spiegazioni proprio per questo motivo?

“Sei sicuro/a che vuoi davvero delle spiegazioni o stai cercando solo una scusa per mantenere un rapporto e un legame?”

Forse sarà capitato anche a te di stare vicino a qualcuno che stava soffrendo per una separazione, stargli accanto proprio nel momento in cui riceveva delle spiegazioni.

Se hai vissuto questo tipo di esperienza probabilmente avrai notato che le spiegazioni che riceveva raramente gli bastavano. Di solito lo portavano solo a chiederne di nuove.

Questa è una dimostrazione di come in realtà le spiegazioni non ci interessano davvero; sono solo una scusa per mantenere ancora un contatto, una parvenza di rapporto.

Con questo non voglio dirti di disinteressarti completamente alle spiegazioni, ma di non cercarle in modo ossessivo.

Se ne senti il bisogno, chiedile; ma se l’altra persona non è disposta a risponderti, oppure ti appare poco chiara, limitati ad accettarle senza volerne ancora e ancora.

La ricerca compulsiva delle spiegazioni porta solo ad enormi litigi, perché il più delle volte, chi viene lasciato non le accetta.

Magari l’ex dà una risposta parlando dei sentimenti che prova, di ciò che sta sentendo ma la persona lasciata risponde dicendo che non può essere vero, che le cose che sente non sono giuste. Insomma, gli piacerebbe imporre all’altra persona il modo in cui deve sentire e provare i sentimenti.

Una cosa del genere, vista con la lucidità di chi non è coinvolto, appare assurda, eppure è un comportamento molto consueto per chi sta affrontando una separazione.

2) Cercare un colpevole a tutti i costi

Quando finisce una relazione, la delusione e il dolore portano a voler cercare il colpevole di questa separazione.

In casi estremi, si finisce con il rinfacciare situazioni passate, si cerca di giustificare la scelta con le mancanze del partner e spesso la tendenza è quella a voler gettare la colpa sull’altro.

Ecco perché è importante capire questo aspetto: non c’è colpa.

È possibile che ci siano stati comportamenti sbagliati ed errori, ma quando una coppia si separa difficilmente la colpa è di una sola persona.

Nella maggior parte dei casi, cambiano le situazioni, cambiamo noi ed è spesso questo il motivo principale che porta due persone a decidere di non proseguire il proprio percorso insieme.

Due persone iniziano una relazione, durante la quale sono perfetti l’uno per l’altra (nel caso in cui la relazione sia cominciata fondandosi su basi solide e positive), ma noi esseri umani non siamo immutabili: ogni giorno facciamo tante esperienze, incontriamo persone, ci confrontiamo con nuove idee, nuovi modi di vedere le cose e tutto questo non ci lascia indifferenti.

L’essenza dell’essere umano risiede nel cambiamento, nell’evolversi.

Se ci fai caso tu per primo non sei la persona che eri dieci anni fa, o anche solo un anno fa.

Quindi cosa succede?

Due persone che in un dato momento sono perfette ecco che, nel corso del tempo, modificano parti del loro carattere, le loro aspettative, i loro desideri. In alcuni casi queste modifiche avvengono in modo simmetrico, in altri invece no.

Proprio per questo è inutile parlare di colpa e ti consigliamo di non credere a tutte le eventuali critiche.

In un secondo momento, quando sarai in grado affrontare il tutto con distacco e lucidità, potrai prendere in considerazione ciò che ti è stato detto e capire quanto c’è di vero.

3) Evita di sentirti un/a fallito/a

La conclusione della relazione spesso fa percepire in chi la subisce che ogni aspetto della propria esistenza sia un fallimento.

È come la fine dell’intero percorso personale, un po’ come se un’enorme scritta GAME OVER sia comparsa sulla propria esistenza.

Questo è forse uno degli errori più gravi in cui puoi cadere, perché significa accettare un’idea terrificante: tutta la propria vita, tutto ciò che si è fatto, ogni risultato, ogni sfida accettata sono completamente inutili. L’unica cosa che conta è il proprio ruolo di moglie o di marito, di fidanzata o di fidanzato.

Insomma è come annullare gran parte della propria esistenza, per concentrarsi solo su un aspetto.

E questo è uno degli atti autolesionisti più crudeli a cui ti puoi sottoporre, perché è come distruggere tutto ciò che hai costruito sino a quel momento e dire che non merita di esistere se non sei più all’interno della relazione.

Nel caso tu stessi vivendo proprio questa percezione, è importante iniziare a vederla da un’altra prospettiva: le cose cambiano, niente resta immutato, tu sei cambiato tante volte e questo è soltanto l’ennesimo cambiamento.

La tua vita non è finita, tantomeno fallita, sta semplicemente cambiando.

L’unica cosa davvero finita è il progetto di vita in due.

Ma questo non vuol dire che il tuo progetto di vita in qualità di individuo si è concluso, anzi, ha solo attraversato un’altra tappa, l’ha conclusa ed ora si sta accingendo a passare a quella successiva.

4) Isolarti non è la soluzione

L’ultimo è forse l’errore più conosciuto ma, nonostante questo, è anche uno di quelli in cui è più facile finire.

La tristezza, il senso di abbandono e la sofferenza portano spesso ad un senso di apatia che conduce ad isolarsi.

Non si vuole uscire di casa, si perde la voglia di avere a che fare con le altre persone e ci si riduce a fare solo ciò che siamo obbligati a fare, come ad esempio andare a lavoro.

Isolarsi equivale ad escludere la possibilità che qualcosa di diverso dall’idea della separazione possa entrare nella nostra mente; è come rinchiudersi in una prigione infestata solo dal fantasma della relazione conclusa.

Insomma, isolarsi è un po’ come dire: “Io voglio stare al centro di questo dolore”.

A volte questa reazione è supportata da due presupposizioni errate:

  • “Quando si viene lasciati è opportuno stare da soli per un po’”. In questo caso non ci si riferisce ad escludersi dal mondo, ma semplicemente di evitare di immergersi a capofitto in una nuova relazione. Una delle cose fondamentali da fare è riappropriarsi della propria individualità, anche se la cosa all’inizio sembra far male. Possiamo, infatti, pensare di tornare a far parte di una coppia solo quando ci siamo ricostruiti in quanto individui.
  • “Ho bisogno di tempo per pensare”. Il fatto di avere tempo per pensare, però, non implica l’isolamento. Abbiamo un sacco di momenti durante la giornata in cui siamo soli e, specialmente dopo la separazione, questi aumentano. In più, si crede che riflettere da soli su un problema per un mese sia più produttivo che rifletterci – ad esempio – per tre ore. In realtà non è affatto così. Anzi, specialmente dopo una delusione d’amore, passare un mese a pensare, vuol dire solo buttare del tempo e condannarsi al dolore. I nostri pensieri, infatti, vengono stimolati attraverso l’interazione sociale (quindi le uscite, le conversazioni con gli amici, gli aperitivi, ecc.), anche se durante queste interazioni non si fa assolutamente riferimento all’abbandono. Il nostro inconscio riflette su un problema anche quando la mente conscia non ne è consapevole.

Per farla breve: qualunque siano le riflessioni che vuoi fare, le farai comunque anche senza isolarti, anzi, arriverai più in fretta a ciò che cerchi se non ti precludi la vita sociale.

L’isolamento è anche una diretta conseguenza dell’apatia da cui si viene colti quando si vive un dolore emotivo molto forte.

Questa apatia, specie nella fase iniziale, è estremamente positiva, perché fa prendere realmente consapevolezza del trauma che si sta vivendo (chi viene lasciato vive la cosa come un lutto). Ma, come abbiamo detto, è solo una fase; una fase breve.

 

Come superare una delusione d’amore: reagisci subito!

Quando si soffre per amore, la tendenza è quella di lasciarsi andare e di procrastinare le decisioni e le azioni che permettono di riprendere in mano la propria vita.

Indugiare troppo a lungo vuol dire solo farsi ulteriormente del male.

In questi casi, è opportuno agire subito. Comprendere quale direzione dare alla propria vita, capire cosa è davvero importante per se stessi e, di conseguenza, rimboccarsi le maniche.

Certo, a volte potrebbe essere difficile riuscirci da soli.

E per questo puoi affidarti ai nostri coach professionisti che ti aiuteranno a ritrovare l’equilibrio nella tua vita e a raggiungere gli obiettivi che davvero desideri.

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Carisma: 7 convinzioni fondamentali per svilupparlo

Il carisma è una caratteristica personale che può essere allenata e sviluppata (soprattutto attraverso sessioni di coaching).

Nessuno nasce con un carisma innato ma lo sviluppa durante la sua vita, grazie a tutta una serie di fattori come esperienze, relazioni, crescita personale, ecc…

È innegabile che le persone carismatiche hanno una probabilità di raggiungere gli obiettivi e ottenere risultati molto maggiore rispetto alle persone con poco carisma e personalità.

Ecco perché lavorare sul tuo carisma può essere la svolta per la tua vita privata e lavorativa.

In questo articolo scoprirai cosa si intende per carisma, perché è importante nel coaching e nella vita in generale e quali sono le convinzioni che possono aiutarti a sviluppare il tuo carisma.

Partiamo!

Carisma: che cos’è e perché conta nel Coaching

Che cos’è il carisma? Come possiamo definirlo?

Il termine carisma indica tutto ciò che concorre a determinare un ascendente o un’influenza indiscutibile e generalizzata su altri.

Si tratta di una dote che, al di là delle definizioni, risulta essere molto complessa da comprendere.

Carisma, infatti, indica anche la capacità di farsi ascoltare (dote che mai quanto oggi risulta essere necessaria).

Se te ne parlo è perché il carisma è una componente fondamentale nel mondo del Coaching:

  • da un lato è necessario al coach che deve riuscire a farsi ascoltare dal coachee e deve essere visto come una figura autorevole.
  • dall’altro lato è una di quelle qualità che molto spesso il coachee vuole migliorare all’interno di un percorso di coaching.

Essendo, però, una qualità molto complessa risulta difficile identificarla, anche perché spesso e volentieri se chiedessimo a dieci persone diverse cosa è il carisma ci daranno dieci definizioni diverse. Certo, è probabile che tutte queste definizioni avranno degli elementi in comune ma, allo stesso tempo, saranno caratterizzate da sfumature molto differenti.

Per questo oggi voglio offrirti una prospettiva operativa sul carisma.

Carisma: le 7 convinzioni per svilupparlo subito

La prospettiva operativa parte da quelle che sono alcune convinzioni che possono aiutarti a lavorare sul tuo carisma e a svilupparlo.

Leggile attentamente, rileggile e fai in modo che la tua mente le possa assorbire completamente.

1. Non esiste il fallimento, ma solo risultati

Lo so, questa convinzione può essere non particolarmente facile da adottare. Magari ti eri fissato un obiettivo e qualcosa è andato storto. Eppure trasformare tutto ciò in un fallimento è solo una tua decisione.

Infatti puoi scegliere se accettare che le cose siano andate male, o semplicemente domandarti cosa potevi fare meglio, quali sono i modi in cui puoi far andare le cose nel modo che vuoi; quindi, trasformare il tutto in un’esperienza.

2. Il rifiuto è una cosa che non riguarda te ma esclusivamente l’altra persona

Un rifiuto, infatti, ti fornisce unicamente informazioni sul punto di vista della persona che lo esprime. Questo è influenzato dalla sua percezione in quel momento, dalle sue esperienze passate, dalle sue convinzioni, dallo stato mentale che sta vivendo.

Insomma, ciò che spinge una persona ad esprimere un rifiuto ha poco a che fare con un vero e proprio giudizio.

Pensa, ad esempio, ad una persona che viene respinta dal proprio partner. La cosa non dipende tanto da quella persona, ma dalla nuova percezione che ne ha il partner.

3. L’imbarazzo e il disagio non sono oggettivi, sono solo una percezione di chi li sperimenta

Per dimostrarti che sono solo una percezione ti chiedo di ricordare un momento in cui hai provato imbarazzo o disagio.

Molto probabilmente quello che ti è capitato è che eri più concentrato sui tuoi pensieri che su ciò che stava accadendo. La tua attenzione non era tanto rivolta alla situazione, quanto al tuo dialogo interno, a quella massa caotica di pensieri che ti dicevano che dovevi sentirti in imbarazzo o a disagio.

Quando sei in presenza di altre persone, quindi, puoi scegliere se dare retta alle tue “vocine nella testa”, oppure essere presente nel momento che stai vivendo.

Lo so, all’inizio può non essere facile, ma inizia a renderti conto che hai a disposizione questa scelta. Facendo questo, ti sorprenderai di come ad un certo punto sarà per te naturale smettere di dare retta a quei pensieri limitanti, per goderti l’esperienza che stai vivendo.

4. Va bene essere seri, meno essere seriosi

Le risate sono importanti, così come l’ironia. Eppure molte persone pensano che scherzare sia un grave danno per la propria immagine. Ma c’è una profonda differenza tra essere seri e seriosi.

Le persone serie sono quelle che danno un gran peso ai loro impegni e alle loro responsabilità.

Essere seriosi, invece, indica un atteggiamento sempre irreprensibile, privo di emotività nei confronti delle cose. Le persone seriose non sono in grado di trasmettere emozioni, se non forse la noia.

Quindi mantieni la tua integrità e prenditi il lusso di ridere, scherzare ed essere ironico. Nel peggiore dei casi non accadrà nulla di eclatante, ma ti sentirai sicuramente più rilassato e positivo.

5. Se vuoi ottenere ciò che desideri, smetti di averne bisogno

Conosci la legge psicologica dello sforzo inverso? In pratica, afferma che più ti sforzi di fare qualcosa, più diventa difficile riuscirci.

Insomma, devi ricordarti che se vuoi davvero qualcosa, devi imparare a sentirti bene anche in sua assenza.

Quando non fai questo passaggio, la tua mente crea una serie di immagini di te che provi dolore per ciò che ti manca. Questo vuol dire che il tuo pensiero è cosi concentrato su questa assenza, da impedirti di vedere altro; anche se davanti a te c’è proprio ciò che desideri e ti basterebbe allungare una mano per prenderlo.

6. Vai più d’accordo con te stesso e andrai più d’accordo con gli altri

Quando impari a trattare bene te stesso, impari a trattare bene gli altri.

Quando impari a trattare bene te stesso, emani una profonda energia di serenità (e ti assicuro che è una delle cose che maggiormente attraggono le persone).

In più, quando sei contento di te stesso ti trovi nello stato migliore per stare insieme agli altri.

7. Sei tu che definisci chi sei. Sei tu che decidi cosa fare. Sei tu a decidere il modo in cui vivere

Tu sei l’unico e solo giudice di te stesso.

Sei l’unico che conosce tutto di te, dai pensieri ai comportamenti (ti frequenti da quando sei nato, giusto?).

Sei l’unico e solo padrone della tua mente, l’unico e solo che può guidarla. Quindi inizia a riflettere da adesso su come puoi utilizzare il tuo cervello per migliorare la tua vita.

Carisma: come svilupparlo concretamente ed in pratica

Lavorare sul proprio carisma è un percorso.

Non si diventa persone carismatiche dall’oggi al domani e il tuo carisma va allenato e sviluppato giorno dopo giorno.

Il modo più semplice e veloce per migliorare il tuo carisma è farti seguire da un coach.

Attraverso un percorso di coaching personalizzato in base alla tua situazione di partenza e ai tuoi obiettivi, i nostri coach professionisti ti guideranno a migliorare il tuo carisma e ad ottenere risultati incredibili nella vita privata e professionale.

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