Origini del Coaching: l’Inner Game di Tim Gallwey

Non è facile indicare con precisione le origini del coaching.

Qualcuno addirittura sostiene che il primo grande coach della storia fu Socrate, che esercitava la maieutica, ovvero:

“termine con cui viene generalmente, designato il metodo dialogico tipico di Socrate, il quale, secondo Platone (dialogo Teeteto), si sarebbe comportato come una levatrice, aiutando gli altri a «partorire» la verità: tale metodo consisteva nell’esercizio del dialogo, ossia in domande e risposte tali da spingere l’interlocutore a ricercare dentro di sé la verità, determinandola in maniera il più possibile autonoma” (Fonte: Treccani)

Dialogo, domande e risposte, ricerca.

Diciamo che alcune similitudini con il coaching ci sono, anche se il metodo che viene utilizzato oggi era ancora molto distante dall’avere una vera e propria sistematizzazione.

Volendo indicare un momento fondamentale alle origini del coaching, bisogna citare assolutamente Tim Gallwey che nel 1972 pubblicò un libro davvero rivoluzionario “The Inner Game of Tennis” (Il Gioco Interiore nel Tennis).

“The Inner Game of Tennis”: il libro alle origini del coaching

“Il Gioco Interiore nel Tennis” divenne immediatamente un successo senza precedenti.

Era la prima volta nella storia dell’editoria mondiale che un libro di sport non parlasse della tecnica vera e propria, ma della parte interiore del gioco come, ad esempio, gli ostacoli che ogni sportivo incontra nella sua mente.

Il lavoro svolto da Gallwey è stato senza dubbio enorme per i suoi tempi e credo di poter affermare che è a tutti gli effetti uno dei padri della psicologia dello sport, nonché uno dei padri fondatori del coaching.

Infatti “Il Gioco Interiore nel Tennis” è un libro che in primo luogo affronta il tema del miglioramento personale e sarebbe riduttivo definirlo un libro sullo sport.

Cosa tratta nel dettaglio questo libro?

Tim Gallwey identifica e descrive il self1 (sé stesso 1) e il self2 (sé stesso 2), facendo così comprendere che ogni volta che facciamo o pensiamo qualcosa siamo sempre in due:

  • il self1 è la parte cosciente che utilizziamo per pensare, decidere e parlare con noi stessi, è la parte che dubita, critica e che spesso alimenta le tensioni;
  • il self2, invece, è il subconscio, a cui accediamo quando siamo nel flusso, rilassati e lasciamo che le cose accadino, è la parte che riesce a gestire molte più informazioni ma raramente viene lasciato lavorare come dovrebbe.

Questi due sé sono spesso in conflitto e il modo in cui questo conflitto si risolve, determina i comportamenti e le performance.

In più Gallwey fa comprendere come il giocatore (così come qualsiasi altra persona) non è mai da solo, è sempre in compagnia di un dialogo interno, che ha da dire su tutto.

Per questo essere nel qui ed ora aiuta molto le performance, non solo nel tennis o nello sport in generale.

Cosa è davvero l’Inner Game di cui Gallwey parla nel libro?

Secondo Tim Gallwey per raggiungere uno stato di peak performance è importante far operare in armonia questi due se stessi.

Nel libro, entra nel dettaglio spiegando quali abilità devono essere sviluppate per generare armonia tra i due self:

  • saper lasciar andare il giudizio
  • saper lasciar andare l’ego
  • avere una presenza nel qui ed ora
  • apprendere dai feedback che riceviamo
  • fidarsi delle naturali abilità che abbiamo nell’apprendere anche soltanto guardando e visualizzando.

Molti dei concetti che va a trattare (modelling, alta performance, armonia tra le parti) sono anche parte del bagaglio di competenze della PNL. Infatti proprio la Programmazione Neuro Linguistica ha sviluppato molte strategie e tecniche per lavorare su questo aspetto; strategie e tecniche sempre più utilizzate nell’ambito del coaching.

Come applicare i concetti e il metodo di Tim Gallwey

Come è possibile applicare semplicemente il metodo di Tim Gallwey?

Voglio schematizzare in cinque passi uno degli approcci che delinea nel suo libro.

  1. Stabilisci l’aspetto che vuoi migliorare. Scegli un punto di partenza rispetto a ciò che vuoi. L’importante è che tu lo definisca in modo chiaro e specifico.
  2. Crea delle immagini mentali che ti mostrano mentre ottieni il risultato desiderato. La mente inconscia non sa distinguere tra ciò che immagina e ciò che reale, proprio per questo la visualizzazione ti aiuterà a sviluppare maggiore confidenza e preparare la tua mente ad orientarsi verso il risultato desiderato.
  3. Prendi in considerazione le nuove idee. Ovvero: decidi di sperimentare strade diverse, tutte quelle che ti verranno in mente. Raccogliendo i feedback per comprendere se ti stai avvicinando o allontanando dal risultato che ti sei prefissato.
  4. Ricorda il tuo scopo. Trova ogni giorno il momento per ricordare perché vuoi ottenere proprio quel tuo risultato. Che cosa ti porterà quel risultato? Che tipo di persona ti farà diventare? Come migliorerà la tua vita dopo averlo raggiunto? Basta che trovi anche solo tre minuti ogni giorno per ricordare tutto questo; va bene anche mentre stai guidando o sei in fila alla posta.
  5. Domandati sempre: “In che modo posso indirizzare i miei sforzi verso lo scopo?” E ovviamente metti in pratica le risposte che ti dai.

Dalle origini del coaching allo studio per diventare coach

Quello che trovo davvero interessante nel libro di Gallwey è che, per quanto possa essere un libro sul tennis, chiunque può leggerlo e trovare spunti per migliorare: musicisti, studenti e lavoratori possono raccogliere varie perle dalla sua lettura. In più è anche scritto con un linguaggio chiaro, diretto e ricco di esempi.

Proprio durante un’intervista lo stesso Gallwey ha dichiarato: “Prima di iniziare a sviluppare il principio del gioco interno nel 1970, ho potuto constatare nei miei studenti di tennis, così come in me stesso, che c’erano ostacoli mentali che interferivano con la nostra capacità di giocare al meglio . Allo stesso tempo, stavo cominciando a riconoscere che tutti noi abbiamo molto più potenziale dentro di noi di quanto pensiamo. Tre osservazioni hanno confermato e riconfermato che ero sulla strada giusta. Una volta che ho smesso di dare istruzioni tecniche e correggere i miei studenti in termini di giusto e sbagliato, le paure e i dubbi degli studenti sono diminuiti in modo significativo e hanno imparato più velocemente, con risultati migliori, si divertivano molto di più e non importava quale fosse il loro livello di gioco”.

Osservazione della realtà, analisi, ricerca di una soluzione alternativa, applicazione, gioco.

In questo breve paragrafo ci sono davvero tante riflessioni sull’approccio di Gallwey che ogni coach o aspirante coach dovrebbe approfondire.

“Il Gioco Interiore nel Tennis” è un libro fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi al tema del coaching. È utile per un aspirante coach che vuole approcciare questa materia partendo dalle basi. È utile per chiunque cerchi degli strumenti che lo aiutino a migliorarsi.

Ovviamente per diventare coach non basta un libro ed è necessario iniziare un percorso che ti porti a svolgere l’attività di coaching da vero professionista.

“I Pilastri del Coaching” è un ottimo punto di partenza per chi vuole diventare coach professionista. Clicca qui per tutte le informazioni.

A presto

Dr Roberto Castaldo

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